È fra Moghal, custode OFM del Pakistan, a farsi testimone diretto della sciagura che da giugno ad agosto si è abbattuta sul suo paese. Il paese asiatico è stato vittima di piogge monsoniche di particolare intensità, che hanno provocato continue, violente alluvioni e conseguenze drammatiche sia in termini di distruzione che di vite umane.
La testimonianza di fra Moghal risale al primo settembre scorso e parla di 1.136 morti, 1.634 feriti e oltre 300mila sfollati costretti a vivere in campi profughi improvvisati. Ma le inondazioni hanno investito quasi tutto il paese, coinvolgendo complessivamente 33 milioni di abitanti, di cui un terzo bambini.
L’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), agenzia delle Nazioni Unite con il compito di rilevare le tendenze metereologiche e idrologiche, ha spiegato come la situazione attuale sia un’impronta estrema del cambiamento climatico. Le piogge monsoniche in Pakistan sono arrivate in seguito ad una primavera particolarmente arida, provocando una reazione a catena fatta di frane e inondazioni diffuse su tutto il territorio nazionale.
Mentre l’ONU ha stanziato un piano da 1,6 milioni di dollari per far fronte all’emergenza, i frati minori presenti nelle province pakistane del Sindh e del Punjab sono all’opera per alleviare le conseguenze delle inondazioni e offrire un conforto ai villaggi più poveri.
«Nella parrocchia di Jamke (Punjab, ndr) – spiega fra Moghal – sono ospitate 227 persone di cui i frati si prendono cura. Al giorno d’oggi è particolarmente necessario stare vicino alla gente. I frati li visitano, dedicano loro del tempo e forniscono loro cibo, medicine e un riparo.»
Proprio le necessità di fornire un riparo e di ripristinare il sostentamento economico per le famiglie costituiscono la priorità dei mesi prossimi. Si calcola che oltre mille abitazioni siano state danneggiate o distrutte e 700mila capi di bestiame siano andati perduti, spazzati via
dalla furia delle acque o rimasti intrappolati nel crollo delle stalle.
Una volta che queste piogge saranno definitivamente un terribile ricordo, sarà necessario ricostruire un paese senza dimenticare i ceti più fragili e le persone più bisognose di aiuto. Una
fase non semplice per un popolo vittima di una povertà strutturale: da anni il Pakistan quinto stato più popoloso al mondo, cerca infatti di uscire dalla profonda e inarrestabile crisi economica in cui è piombato.